Classe 1992, Laureato in economia e gestione aziendale all’Università degli Studi Roma Tre, Esperto in digital trasformation, innovazione legislativa, smart city e startup, oggi anche presidente ANGI (Associazione Italiana Giovani Innovatori), Gabriele Ferrieri è tra i 100 under 30 di Forbes Italia per il 2021.
Noi lo abbiamo intervistato per avere un parere sui giovani ed il mondo digitale.
Qual è stato il percorso intrapreso e quali sono stati i “segreti” per arrivare a Forbes 100 under 30?
Questo traguardo risulta essere, probabilmente, la conseguenza di un percorso che parte da lontano, specificamente dal periodo accademico quando studiando economia, e abbracciando fin da subito l’ambito dell’innovazione, mi fu possibile, ad appena 22 anni, fondare il mio progetto d’impresa. Oggi tale progetto ha assunto un ruolo rilevante nell’ambito della mobilità sostenibile italiana. Quest’ entusiasmo mi ha portato all’ANGI, una delle realtà più rappresentative in Italia nonché un punto di riferimento per i giovani che vogliano avvicinarsi a questo mondo.
Che significa innovazione e per quanto ancora possiamo continuare a “rincorrerla”?
Significa pensare fuori dagli schemi, saper interpretare prima quel che avverrà dopo. Significa rendersi conto di quanto le attuali tecnologie siano fondamentali per il rilancio economico e sociale del nostro Paese, specialmente prendendo in considerazione le difficoltà dovute all’attuale pandemia globale. Descriverei l’innovazione come “l’ultimo treno”. Difatti, l’Italia è uno dei Paesi più indietro in tutte le classifiche internazionali in ambito digitale. Basti pensare che finora, ha perso svariati incentivi che avrebbero potuto rendere il nostro Paese più digitale. Oggi, in quanto maggiore beneficiaria dei fondi del Recovery Fund e Next Generation EU ha l’opportunità o, per meglio dire, il dovere di ridurre tale “divario digitale”. E’ necessario, dunque, un maggiore sostegno alle imprese affinchè investino in ricerca e sviluppo.
Tu vieni definito un influencer nell’ambito dell’innovazione. In che modo tale figura apporta benefici ai giovani?
Il ruolo dell’influencer dovrebbe essere visto come una carica di grande responsabilità in quanto è solito “condizionare” l’opinione pubblica. Per farmi capire meglio voglio citare un esempio abbastanza attuale, ovvero l’idea del Direttore degli Uffizi di Firenze di invitare Chiara Ferragni a farsi un selfie con lo sfondo di una delle opere italiane più belle in assoluto. Ci furono molte critiche in merito, ma in realtà il risultato fu un boom di visualizzazioni da parte dei giovani. Penso, dunque, che tale modalità sia stata giusta per avvicinare i ragazzi alla cultura e all’arte italiana. Per questo credo fortemente che tradizione e innovazione debbano viaggiare di pari passo.
Quanto è importante la presenza giovanile nel contesto “Smart City”?
Credo che le Smart City per definizione debbano abbracciare tutte quelle infrastrutture tecnologiche e digitali per risultare il più possibile hub di innovazione sostenibili. Sono città a misure di nativi digitali, quindi, la categoria dei giovani dovrebbe essere posta alla base di tale vision. Le politiche del welfare, inoltre, dovrebbero seguire tale assioma. Per esempio, Roma, città eterna e densa di opere d’arte potrebbe tranquillamente continuare ad abbracciare il suo patrimonio artistico e culturale ma, al contempo, allacciarsi ai trend attuali, concernenti tecnologia e digitalizzazione.
Da un punto di vista economico che futuro si prospetta per la gioventù italiana?
Penso che i giovani abbiano sofferto molto più rispetto agli “altri” durante l’ultimo anno. Non poter essere a contatto con i propri coetanei e veder stravolto il proprio mondo ha sviluppato un fenomeno depressivo molto forte. Proprio in questi giorni sono stati divulgati i dati del “World Happiness Report”, pubblicazione della Rete delle soluzioni per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che analizza il benessere del mondo e le conseguenze del Covid. All’interno di un paragrafo si parlava, principalmente, dei giovani che vedono il futuro con pessimismo anche in termini di conclusione degli studi ed entrata nel mondo del lavoro. Per questo bisogna mettere al centro le politiche giovanili. Il talento e le capacità vanno valorizzate o il fenomeno della “fuga dei cervelli” non sarà mai risolto e l’Italia continuerà a perdere menti geniali e speranze per un futuro sviluppo nazionale.