Arte, a Palazzo Fruscione di Salerno, Linea di Contorno – Vocabulum_Ultrasegno (Vol.1): Una mostra che indaga il processo di creazione dell’opera d’arte e del design. Sessanta opere per diciannove artisti.
Dal 22 maggio prossimo, Palazzo Fruscione di Salerno, riapre le sue porte alla cultura e all’arte con la mostra Vocabulum (Vol. 1), prima tappa del progetto Ultrasegno, a cura di Marcello Francolini e Fabio Avella, organizzato dall’associazione Collaterart, che porta avanti dal 2016 il concept Linea di Contorno mirando a costruire nuovi processi d’interpretazione dei linguaggi dell’arte contemporanea con un’attenzione particolare sul costruire visioni simmetriche tra artisti storicizzati e artisti emergenti. Fino al 12 giugno verranno esposte, sessanta, tra installazioni opere e fotografie di diciannove artisti contemporanei italiani: Nausica Barletta, Marcello Cinque, Davide Coltro, Federica D’Ambrosio, Emmanuele De Ruvo, Piero Gilardi, Pietro Lista, Ivana Lorusso, Alfredo Maiorino, Ugo Marano, Lucas Memmola, Antonella Pagnotta, Mimmo Paladino, Gaetano Pesce, Sara Ricciardi, Studio 65, Giovanni Talarico.
“L’allestimento di questa mostra– hanno ricordato i due curatori, Marcello Francolini e Fabio Avella – è stato possibile grazie ad alcuni prestiti sia da parte degli artisti che da istituzioni e aziende come la Fondazione Plart di Napoli di Maria Pia Incutti, la Gufram di Torino e l’azienda Linee Contemporanee di Salerno con l’ingegnere Luca Giordano. Saranno esposte alcune icone del design italiano come Cactus, Sassi, Capitello, ma anche vasi prodotti da un’artista come Mimmo Paladino o gli oggetti mediali di Davide Coltro, l’inventore del quadro elettronico. Ma c’è anche Sara Ricciardi la designer concettuale che non smette di prendere riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Ci sono artisti – hanno aggiunto Avella e Francolini – che non smettono di stupirci come Pietro Lista e Alfredo Maiorino e altri che promettono di farlo come Emmanuele De Ruvo e Lucas Memmola”.
Si potrebbe dire che Vocabulum non è una mostra o meglio non lo è nel senso classico. È una mostra sul modo d’essere dell’opera, sia essa oggetto d’arte che oggetto di design, giacché ciò che più ci interessa adesso, in questo momento storico, ad un anno dall’inizio della pandemia, è quella di ripensare prima di tutto i significati che stanno intorno all’opera, perché solo così possiamo ricordare a noi tutti del
perché l’arte, sia così essenziale per rivedere, per riconsiderare e per ricostruire la realtà.
La mostra si articola secondo un percorso, un cammino interiore fatto di tre livelli:
Primo Livello, le cose concrete o degli oggetti. Si parte dagli oggetti di Design, ma di quel design trasognato tipico di un certo spirito mediterraneo che libero dalla funzione si muove nel campo sterminato delle allegorie e delle relazioni creando “ipotetiche cose concrete”;
Secondo Livello, le cose riflesse o delle opere d’arte. Si approda agli artisti, dove l’oggetto è la forma, la materia, l’assenza entro cui esse, ci parlano di un certo modo dell’uomo contemporaneo;
Terzo Livello, i concetti originari o degli archetipi. Questa sarà una sezione curatoriale che vuole lasciare il fruitore in uno spazio di riflessione con gli archetipi in forma di simbolo o segno o parola.
Al termine della mostra sarà presentato il Catalogo edito dalla casa editrice Guntemberg Edizioni con interventi dei curatori e del Prof. Francesco Vitale, Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’UNISA e di Lucrezia Longobardi, critica e curatrice d’arte.
La mostra, gratuita, sarà visitabile dal martedì al venerdì (15:00/21:00); sabato, domenica e festivi (11:00/13:00 e 15:00/21:00).