Avete mai sentito parlare delle “aree interne”?
In Italia, distribuite da Nord a Sud, le “aree interne” rappresentano il 53% circa dei Comuni italiani (4.261), ospitano il 23% della popolazione italiana e occupano una porzione del territorio che supera il 60% della superficie nazionale.
Si tratta di territori caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità collettiva), con una disponibilità elevata di importanti risorse ambientali e culturali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani, beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere) e a forte rischio di spopolamento, difficile da contrastare, soprattutto a causa delle poche opportunità di lavoro.
Territori complessi che venivano osservati già dalla metà del secolo scorso dall’economista Manlio Rossi Doria che coniò l’espressione “polpa e osso” per descrivere il divario che sul piano socioeconomico si andava profilando tra le aree produttive e urbanizzate – la pianura-polpa – e le aree più interne; quelle aree che, paradossalmente, sul piano geografico esprimono invece proprio la spina dorsale interna dell’Italia, appunto l’osso. Il loro abbandono comporta la perdita di storie, tradizioni, presidi ambientali fondamentali di produzioni agro-alimentari uniche e preziose.
Dal 2014 è stata attivata La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), politica nazionale innovativa di sviluppo e coesione territoriale, finanziata dai fondi della programmazione europea 2014-2020 e da risorse nazionali, che mira a contrastare la marginalizzazione ed i fenomeni di declino demografico propri delle aree interne del nostro Paese.
Nelle aree interne, la presenza delle fasce giovanili (17-35 anni) circa 20% della popolazione, rappresenta un fattore propulsivo determinante per combattere lo spopolamento in maniera energica e innovativa.
Su questa spinta nasce, dal progetto Officine Coesione, un documento condiviso e partecipato di proposte di policy per lo sviluppo dei territori. Il documento, redatto da un primo gruppo di giovani (lavori iniziati il 21 dicembre 2020) che ha visto, successivamente, circa 400 adesioni, tra soggetti singoli e collettivi.
L’intento è quello di avviare un percorso partecipativo, di associazioni, attivisti, ricercatori under 40, operatori economici e dei servizi, finalizzato a definire un documento che identifichi priorità e scopi comuni per promuovere azioni per la valorizzazione delle risorse territoriali, nonché partecipare attivamente all’attuazione della “Strategia Nazionale per le Aree Interne” sui territori.
Un percorso partecipato che procede per macro-aree quali: ambiente, territorio e agricoltura, partecipazione e spazi di socialità, lavoro, formazione e innovazione.
Si parte da una premessa relativa ai sogni, desideri, limiti e bisogni dei “figli” delle aree interne, “luoghi in cui costruire innovazione, ripensando a un modo di vivere in cui la garanzia dei diritti base di cittadinanza e le opportunità di realizzazione possano emanciparsi e sperimentare nuovi modelli di esistenza, più in linea con l’ambiente e il paesaggio in cui nascono” e si delineano le proposte d’azione, di monitoraggio diretto, con la richiesta di + OPPORTUNITÀ; + SOSTENIBILITÀ; + FORMAZIONE; +CULTURA; + WELFARE.
Molto del futuro del nostro paese si gioca nelle aree interne, ed è una bella sfida quella che ci attende.