Emerge dai dati Istat un quadro piuttosto preoccupante relativo all’occupazione in tempo di pandemia, nonostante il blocco dei licenziamenti e il sostegno all’impresa e nonostante le oscillazioni di crescita del mese di marzo 2021 rispetto al precedente febbraio, il dato inconfutabile è che complessivamente sono andate perse centinaia di migliaia di posti di lavoro. Una realtà probabilmente inevitabile ma che riguarda maggiormente due categorie: donne e giovanissimi; questi ultimi in particolare riscontrano una fortissima resistenza del mercato ad accogliere e formare. C’è poi un settore che è stato letteralmente falciato e che ancora soffre per i nuovi assetti socio-economici ed è quello della cultura. Proprio a seguito di una attenta valutazione di questo scenario e consapevoli di quanto la cultura sia linfa vitale per l’Europa Intera, Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato un nuovo pacchetto finanziario (ben 2,4 miliardi di euro per gli anni 2021/2027) per aiutare artisti e operatori culturali europei, soprattutto i più giovani, a riprendersi dalla crisi. Gli eurodeputati hanno approvato nella sessione plenaria di maggio l’accordo su “Europa Creativa”, l’unico programma dell’UE dedicato esclusivamente alla cultura e al settore audiovisivo. Sono tre le categorie pensate per rispondere meglio alle esigenze di ogni settore e far fronte alle loro diverse necessità:
Categoria Cultura concentrata sulla cooperazione transnazionale, finalizzata a stringere collaborazioni nei settori culturali e creativi e a promuovere una identità solida e basata sui valori europei. Categoria Media pensata per incentivare la cooperazione transfrontaliera, la mobilità e l’innovazione; sostenere la promozione dei prodotti audiovisivi europei nel nuovo contesto digitale, facendoli apprezzare a pubblici differenti e specialmente ai giovani. Categoria Multisettoriale volta ad incoraggiare l’innovazione vera, quella fondata sullo scambio di buone prassi e sulla capacità di affrontare le sfide che accomunano i diversi campi artistici.
Quella della cultura è spesso trattata come una attività complementare (se non subordinata) a tutte le altre filiere produttive, mentre per i paesi di tutta Europa rappresenta una ricchezza primaria, identitaria, l’obiettivo vero che è dietro al pacchetto sostegno non è dunque semplicemente rimettere in piedi un settore in difficoltà ma dotarlo di nuovi strumenti e prospettive affinché si trasformi in motore economico indipendente, capace di camminare e volare sulle proprie gambe. Che sia l’inizio di un vero cambio di prospettiva quello scaturito dal pesante biennio 2020/21?