“Voi siete la prima generazione che ha preteso l’aria condizionata in ogni aula; le vostre lezioni sono fatte al computer; avete un televisore in ogni stanza; passate tutta la giornata a usare mezzi elettronici” ….“ siete egoisti, mal educati, manipolati da persone che vi usano, proclamando di avere una causa nobile mentre vi trastullate nel lusso occidentale più sfrenato….”. Questa la risposta di un giornalista di SkyNews Australia ai giovani che hanno recentemente manifestato per il clima e che ha lasciato l’amaro in bocca a molti per la scarsa visione e conoscenza di ciò che i movimenti cultuali innescati dalla “generazione Greta” realmente rappresentano. Il problema tuttavia è che, in modo più o meno dichiarato, tali pensieri sono abbastanza diffusi in modo trasversale, esempio lampante ne sono i commenti di Roberto Cingolani (ministro per la transizione ecologica) e del suo assistente all’incontro con la giovane svedese, etichettata come “inconcludente”. Per fare un po’ di chiarezza occorre darsi l’opportunità di conoscere meglio, a mente aperta, le nuove generazioni e soprattutto è bene sfatare qualche mito.
- La tecnologia non è il male, le nuove generazioni hanno compreso, o meglio vedono chiaramente, le sue potenzialità in tema tutela ambientale, azzeramento delle divisioni sociali, miglioramento egualitario della vita di tutti i popoli; riconoscono il progresso in campo medico o il valore dello scambio di cultura su scala globale, dell’accesso all’informazione, e della lotta ai totalitarismi che esso favorisce. La tecnologia, vista dal loro canto, va soltanto inquadrata nel principio di economia circolare e va epurata, nei contenuti, dall’informazione falsa contro la quale i giovani sono sempre meglio armati.
- Il consumo non è da demonizzare ma da reinquadrare nei canoni dell’”uso” e della rigenerazione continua, piuttosto che della “proprietà”.
- La crescita economica non è da rifiutare; ciò che è da abbandonare è il modello lineare appartenente alla prima rivoluzione industriale perché da quello è dipesa la devastazione ambientale, l’ingiustizia sociale. Ancora una volta è l’economia circolare che deve trionfare.
La mentalità che appartiene ai “nuovi giovani” ha un orizzonte globale, essi pensano al Pianeta come ad un unico sistema interconnesso, cosa difficile da spiegare alla maggior parte degli over 45 e, benché i nuovi studenti universitari stiano reinventando letteralmente le professioni che si accingono a svolgere in una chiave perlopiù non contemplata dai loro stessi docenti, c’è da chiedersi che senso abbia pretendere proposte chiare e definizioni programmatiche da ragazzi giovanissimi che manifestano per un cambio culturale a cui dovrebbero rispondere gli adulti in primis, ovvero gli attuali politici, imprenditori, decisori pubblici; in fondo è dalle loro scelte e dai conseguenti futuri cambiamenti che dipenderà la vita di tutti noi. I processi evolutivi sono sempre cresciuti sulle spalle di nuove idee e nuove sensibilità, etichettare i movimenti per il clima come velleità di giovani capricciosi e viziati vuol dire rinunciare a rigenerare il mondo con una nuova e benefica linfa e privare tutti di una vita migliore.