Artista poliedrico, voce limpida, presenza scenica fuori dal comune, questo è Nile Senatore, di origini salernitane, ma abitante del mondo.
Reduce dal successo in Spagna, dove ha debuttato al Palau de la Música Catalana a Barcellona nel ruolo di Anfinomo per “Il ritorno di Ulisse in Patria” e con L’Opera Comique di Parigi, dove ha cantato Lully, è riuscito a mettere d’accordo pubblico e critica, con il potere magnetico della sua voce.
Nato teatralmente alla scuola Arte Tempra di Renata Fusco e Clara Santacroce, che ne scoprono il talento non solo recitativo, ma anche canoro, Nile Senatore, conquistato il diploma presso la scuola salernitana, coltiva l’arte del bel canto studiando a Milano, per poi approdare all’Accademia Rodolfo Celletti di Martina Franca. Ed è proprio qui che avvengono incontri importanti con professionisti del settore che lo indirizzano verso il repertorio barocco. Partecipa a più produzioni del festival Valle d’Itria ed ha occasione di lavorare con grandi artisti come Pier Luigi Pizzi. Da lì si aprono le porte per l’estero e la sua carriera decolla. Lisbona, Insbruck, Amsterdam sono alcune delle tappe che tocca ad inizio del suo percorso, ma la Francia diventa la sua casa prima con “Il Borghese gentiluomo” con l’orchestra Les musiciens du Louvre poi con un’opera autoprodotta dal titolo “Alba di Luna” con la pianista triestina Lucia Zarcone.
Eppure Nile Senatore, il cui destino sembrava segnato da sempre, nasce come cantante per passione. Emula la sorella violinista, suonando lo strumento ad orecchio, ma capisce che la vocalità è la strada che deve seguire. Certo a casa si è sempre parlato di teatro, ma è piuttosto anomalo che un bambino di sei anni, entrando in un’edicola, chieda ai genitori di acquistare due DVD, uno della Traviata e uno del Barbiere di Siviglia, che consuma a furia di guardarli.
“L’imprinting classico è sempre stato molto presente in me” – racconta. “L’incontro con Renata Fusco ha accentuato questa mia propensione. Il richiamo all’opera è sempre stato molto forte e presente. Nell’età dell’adolescenza non sapevo coscientemente che avrei voluto cantare, ma già lo facevo”.
Se vi capita di ascoltarlo a teatro, il suo talento vi travolgerà, senza che ve ne rendiate conto. Posso testimoniarlo personalmente, per tutte le volte che rimanevo ad ascoltarlo affascinata al buio delle quinte di un teatro di periferia durante le prove di uno spettacolo. Sono certa che la sua volontà e la costanza del lavoro, che da anni fa su se stesso, lo porteranno molto lontano. Ma quando gli chiedi: “Quale obiettivo hai nella vita” lui candidamente risponde: “cantare bene”.