Due sogni e due personalità diverse ma – allo stesso tempo – estremamente affini e con la magia della recitazione già nell’anima.
Seydou Sarr e Moustapha Fall, diretti dalla brillante regia di Matteo Garrone, sono stati i volti e le voci di un racconto, quello del “Viaggio”, la cui narrazione mediatica non era mai stato in grado di raggiungere un tale livello di porofondità.
Sul grande schermo, prima di “Io Capitano”, un prodotto di tale calibro non era ancora arrivato, nonostante ce ne fosse estremamente bisogno.
A testimoniarlo è l’impatto sociale riscontrato: l’effetto della pellicola di Garrone non va registrato esclusivamente in maniera empirica e razionale, ma osservando l’intervento diretto nei confronti del substrato culturale della nostra società.
Moustapha e Seydou, protagonisti nelle vesti di “Moussa” e “Seydou”, hanno lavorato instancabilmente per raggiungere un livello interpretativo che potesse valorizzare la storia dei tanti, tantissimi, che ogni giorno scelgono di lasciare i propri Paesi.
“Lavorare con Matteo è stato un grande onore. E’ stato un piacere immenso poiché lui mi ha aiutato molto per farmi entrare nel mio personaggio. Non è stato facile, era la prima volta per me e inizialmente ero in difficoltà”, ci racconta Seydou.
“Garrone mi ha dato la possibilità di essere me stesso, permettendomi di avere tantissime esperienze. Questo film mi ha fatto crescere, mi ha fatto conoscere persone che hanno fatto realmente il “viaggio” ed è stata un’incredibile esperienza”.
Moustapha e Seydou ci hanno parlato di sogni, delle loro ambizioni prima dell’esperienza con Garrone. Mi racconta Seydou: “Il mio sogno non è cambiato dopo ‘Io Capitano’. Voglio fare il calciatore, perché è da sempre il mio obiettivo.
Poi, se avrò una possibilità concreta, potrei fare l’attore. In quel caso lo farei per mia madre, che ha sempre fatto teatro in Senegal”, conclude.
Moustapha, invece, insegue il sogno della recitazione sin da bambino. “Io stavo già facendo teatro in Senegal: sognavo di diventare un attore e quindi vorrei seguire questa carriera, ma mi piacerebbe continuare ad avere esperienze anche come modello”.
Seydou e Moustapha, assieme a Matteo Garrone, sono scesi in prima linea nel racconto – talvolta particolarmente crudo – di ciò che accade lungo le rotte migratorie tra Africa ed Europa. Della violenza, dei soprusi, delle sofferenze di milioni di persone che, troppo spesso, non fanno abbastanza rumore.
Oggi abbiamo bisogno di più voci come quelle di Moustapha e Seydou, per far sì che tutto ciò non risulti tristemente vano.