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Associazionismo e giovani, molto più che semplice volontariato.

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Negli ultimi anni è cambiato radicalmente il modo di intendere l’associazionismo e in realtà le stesse associazioni hanno “cambiato pelle”.
Lontane dalla vecchia formula dei circoli politici o culturali dediti al sostegno di singole cause, oggi è possibile affermare che le associazioni siano una fondamentale colonna portante del tessuto sociale (nonché economico, diciamolo pure) della maggior parte delle nazioni; esse riescono ad avere un peso determinante nella produzione di conoscenza, di competenze e di risultati tangibili per la collettività.
Svolgere un ruolo attivo all’interno di una organizzazione equivale a lavorare per obiettivi superiori, spesso ambiziosi e bisognosi non soltanto di dedizione ma di eccellenti capacità che spaziano da quelle relazionali, conoscitive, organizzative, fino a quella più importante, ovvero sviluppare una visione sistemica delle cose.
In questa chiave le associazioni, soprattutto per i giovani, oltre a rappresentare un impegno altruistico verso la società sono delle palestre ineguagliabili, luoghi più unici che rari dove mettere alla prova le proprie capacità e scoprirsi al di fuori dei binari in cui è necessario stare nei consessi lavorativi, o meglio produttivi.
Non è un caso che molte startup, imprese, progetti innovativi siano partiti con la volontà di alcuni soci di mettere a frutto bagagli culturali sviluppati in questi spazi alternativi.
C’è in fine un ultimo grande beneficio che è sotto gli occhi di tutti ma che difficilmente si mostra nella sua concretezza: le associazioni stanno facendo emergere in modo naturale e spontaneo la necessità di ripensare il rapporto fra economia e società così come fra economia e ambiente; esse stanno insegnando a persone, politici e imprenditori la necessità di rimettere economia e finanza al servizio della società, di rielaborare le priorità delle funzioni e delle politiche pubbliche.
E in questo quadro sono molti coloro che, dentro la crisi, sperimentano un nuovo paradigma di civiltà.
Insomma è più che probabile che il cambiamento prossimo futuro parta proprio da queste piccole, grandi cellule sociali che sanno guardare ai bisogni reali. 

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