Incontro con i ragazzi dopo un passato da giurata.
Abbiamo intervistato Marcella Gargano, Direttrice Generale per la Formazione Universitaria, l’Inclusione e il Diritto allo Studio presso gli Uffici di diretta collaborazione del MIUR, che con i ragazzi del Festival ha affrontato proprio il tema del diritto allo studio.
Molto emozionata si è presentata al photocall con la t-shirt della 25° edizione del Festival, quando 26 anni fa partecipò come giovane giurata. Oggi ci ritorna in rappresentanza della Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa.
L’obiettivo 4 dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite prevede di fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti, come si colloca l’Italia a livello internazionale e cosa sta facendo per raggiungere questo traguardo?
“Questo è uno degli obiettivi fondanti dell’Agenda 2030, perché l’istruzione è fondamentale per attivare l’ascensore sociale. A Bergamo abbiamo presentato il rapporto di Alma Laurea dove emerge che la funzione primaria dell’educazione non raggiunge ancora gli standard prefissati. Purtroppo, infatti, chi decide di seguire percorsi di “educazione scolastica superiore”, sono principalmente, figli di persone laureate.
Per invertire la tendenza credo occorra ampliare le misure del diritto allo studio, inteso a 360° e cioè con maggiori servizi di qualità agli studenti e con attività di supporto e orientamento. Aiutare i ragazzi che passano dalla scuola secondaria di secondo grado a quella universitaria è fondamentale, soprattutto per chi non ha un riferimento in famiglia.
Abbiamo lavorato molto anche sul tema delle borse di studio. Nel 2020 il 98% degli aventi diritto l’ha percepita, questo è un grande risultato, ma bisogna arrivare al 100%. Per quanto riguarda il tema di esonero delle tasse universitarie abbiamo aumentato la fascia per l’esonero totale alle famiglie con l’ISEE fino a 22.000 € ed esonero parziale fino a 30.000 €. L’obiettivo è quello di ampliare sempre di più tali segmenti, soprattutto ora che vedremo gli effetti della pandemia”.
Qual è stato l’impatto della DAD e, superata la pandemia, quanto resterà di tutta questa “digitalizzazione”?
“Sicuramente il sistema universitario ha saputo rispondere in maniera più resiliente rispetto a quello dell’istruzione primaria. Ci sono ottimi esempi di Università che sono riuscite a coniugare nell’ultimo periodo una ripresa della didattica a livello blended, unendo la formazione online con l’apprendimento offline in modo che questi due approcci possano completarsi a vicenda, creando una metodologia ibrida.
L’Accademia si chiede se proseguire con la didattica online sia maggiormente efficiente rispetto a quella in presenza, infatti, tanti docenti hanno registrato un miglioramento dei risultati in alcuni casi. Il dibattito è ancora aperto ma, sicuramente, sono tutti d’accordo nel ritenere che la formazione universitaria necessiti di spazi fisici, la didattica frontale è infungibile perché porta con se strumenti capaci di far comprendere la complessità delle cose”.